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A domanda risponde: le 10 domande della SIAE


La SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori, ieri 13 luglio ha fatto pubblicare una pagina a pagamento su molti quotidiani, sul discusso provvedimento Agcom per il diritto d’autore.
Il testo, consultabile anche sul sito istituzionale, poneva 10 domande (abbastanza retoriche) e un invito.

10 domande e un invito
Appello di Siae e Confindustria Cultura Italia [SIAENews]

Nonostante tutti gli interventi e le testimonianze presentate durante La Notte della rete, il 5 luglio scorso, sembra che la SIAE caschi un po’ dal pero.

La risposta della rete, o chi per lei la studia, la usa e ci lavora, non si è fatta attendere.
Questo post vuole provare a tener traccia della discussione, elencando le fonti di tutto ciò che viene detto in merito in rete, di tutte le risposte che verranno date ai 10 quesiti.
E se avete altri fonti da segnalare, fatelo pure.


10 risposte per la SIAE | Il Post
Massimo Mantellini


10 possibili risposte alle domande della SIAE – (aka, fatemi prestare un ebook)
Stefano Quintarelli


Cara SIAE, ti rispondo
Indizi dell’avvenuta catastrofe – Gualtiero


SIAE: 10 domande retoriche. Ecco le nostre risposte
dday.it – The Digital Day Revolution


PI: SIAE, dieci risposte alle dieci domande
di G. Scorza – Un perché per ogni perché sollevato dalla SIAE. Nella speranza di aprire un dibattito su questioni che ora sono veramente cruciali


Risposta di Alessandro Bottoni, Segretario del Partito Pirata Italiano
partito-pirata.it


Fahrenheit 451: altre dieci risposte alla Siae
Minima academica


[ ph Comugnero Silvana @ Fotolia.com ]

Comments

  • Nicola D'Agostino
    14 Luglio 2011

    Aggiungerei la risposta di Alessandro Bottoni, Segretario del Partito Pirata Italiano: http://www.partito-pirata.it/content/risposta-di-alessandro-bottoni-segretario-del-partito-pirata-italiano-al-documento-pubblicat

    nda

  • lavos
    15 Luglio 2011

    1. Perché il diritto d’autore, che fuori dalla rete è riconosciuto, in rete non deve essere remunerato?

    Perchè non è compatibile con la struttura stessa della rete, che implica la circolazione delle informazioni in modo decentralizzato

    2. Perché coloro che criticano il provvedimento AGCOM non criticano anzitutto il furto della proprietà intellettuale?

    Per il semplice motivo che non è furto. La legge sul diritto d’autore (Legge 22 aprile 1941 n. 633 ) non usa il termine “furto” nemmeno una volta.

    Perché impedire la messa in rete di proprietà intellettuale acquisita illegalmente dovrebbe essere considerata una forma di censura?

    Perchè non è tecnicamente possibile nessun provvedimento in grado di distinguere i contenuti legali da quelli illegali

    3. Perché dovrebbe risultare ingiusto colpire chi illegalmente sfrutta il lavoro degli altri?

    Per il semplice motivo che tutti, in un modo o nell’altro, sfruttiamo il lavoro di altri. Non stiamo tutti sfruttando il lavoro di chi ha inventato la ruota, scoperto il fuoco, ideato la scrittura?

    4. Perché si ritiene giusto pagare la connessione della rete, che non è mai gratis, ed ingiusto pagare i contenuti?

    Perchè la connessione alla rete è una risorsa limitata, non replicabile all’infinito. Chi la usa, non la rende più disponibile agli altri. E aumentare la disponibilità ha un costo.
    Al contrario, i contenuti sono replicabili all’infinito, senza alcun costo.

    E perché non ci si chiede cosa sarebbe la rete senza i contenuti?

    Perchè tale domanda è priva di senso. I contenuti venivano creati già prima dell’introduzione del copyright.

    5. Perché il diritto all’equo compenso viene strumentalmente, da alcuni, chiamato tassa? Perché non sono chiamate tasse i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici, ecc.?

    Perchè l’equo compenso, quando viene pagato, non fornisce assolutamente nulla in cambio.

    Al contrario, i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idrauilici ecc… permettono di ottenere, in cambio, una prestazione lavorativa.

    6. Perché Internet, che per molte imprese rappresenta una opportunità di lavoro, per gli autori e gli editori deve rappresentare un pericolo?

    Qualsiasi tecnologia rappresenta un pericolo per alcune categorie di lavoratori. Qualunque tipo di progresso, infatti, rende obsoleti alcuni lavori. L’informatizzazione ha reso obsoleto il lavoro di molti impiegati, in molti settori. La meccanizzazione ha reso obsoleto il lavoro di molti operai non specializzati. L’opposizione a tale fenomeno prende il nome di luddismo.

    7. Perché nessuno si chiede a tutela di quali interessi si vuole creare questa contrapposizione (che semplicemente non esiste) tra autori e produttori di contenuti e utenti?

    Tale contrapposizione esiste già, non è stata creata ad arte.
    Se ritenete che esistano altri interessi in gioco, perchè non ce lo dite voi?

    8. Perché dovremmo essere contro la libertà dei consumatori? Ma quale libertà? Quella di scegliere cosa acquistare ad un prezzo equo o quella di usufruirne gratis (free syndrome) solo perché qualcuno che l’ha “rubata” te la mette a disposizione?

    La libertà di mercato consiste nella possibilità di acquistare prodotti equivalenti da produttori diversi. Tale libertà, nel mercato dei beni digitali, può esistere solo se esistono beni equivalenti; ma l’unico bene equivalente ad un dato bene digitale è una sua copia identica. Quindi, ogni cliente diventa potenzialmente un produttore, ed in tale contesto l’unico prezzo equo possibile è zero (questo paradosso nasce dal fatto che le leggi di mercato non sono applicabili ad un bene replicabile infinite volte).
    Impedire la concorrenza (anche una concorrenza paradossale come questa) prende il nome di monopolio. La libertà che chiediamo consiste nell’eliminazione di tale monopolio.

    9. Perché nessuno dice che l’industria della cultura occupa in Italia quasi mezzo milione di lavoratori e le società “over the top” al massimo qualche decina?

    E voi perchè non dite che, per mantenere il posto a mezzo milione di lavoratori, occorre pagare mezzo milione di stipendi… e dovremmo essere noi a saldare il conto?

    E perché chi accusa l’industria culturale di essere in grave ritardo sulla offerta legale di contenuti, poi vuole sottrarci quelle risorse necessarie per continuare a lavorare e dare lavoro e per investire sulle nuove tecnologie e sul futuro?

    Proprio a causa di tale ritardo: se l’industria culturale dimostra di non essere in grado di svolgere tale lavoro, o di svolgerlo troppo lentamente, i finanziamenti vengono sospesi. Chi lavora in modo non soddisfacente, perde l’appalto (in tutti i campi, non solo in quello culturale)

    10.Perché, secondo alcuni, non abbiamo il diritto di difendere il frutto del nostro lavoro, non possiamo avere pari dignità e dobbiamo continuare a essere “ figli di un Dio minore”?

    Non avete il diritto di difendere ciò che chiamate “vostro lavoro” perchè lo vendete, e dopo averlo venduto non vi appartiene più; eppure, pretendete di difenderlo come se appartenesse ancora a voi.
    Inoltre, le tecniche che sono state usate per difendere i vostri diritti hanno leso i diritti di altri (fair use). Perciò, non sono accettabili.

    Queste risposte sono rilasciate in licenza CC. Vi invito, se lo desiderate, a farle circolare e ripubblicarle.

  • Redazione Tiragraffi
    15 Luglio 2011

    Grazie per la segnalazione.

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