Lui è Fabrizio Cestari, il premio è il terzo posto nella sezione Lifestyle di un concorso prestigioso come i Sony World Photography Awards 2011. Romano di nascita, classe 1979, Cestari ha partecipato al concorso presentando un lavoro “cristologico”: Gesù interpretato da un surfista, con i discepoli e tutto il resto in chiave pop.
Una luce gialla pervade le immagini così kitsch da diventare sublimi, magnifica l’immagine di Gesù che porta la tavola da surf con impressa una croce rossa. L’ambito infatti nel quale si muove agevolmente il fotografo romano è il CAMP, il kitsch che in quanto tale contiene elementi di satira e analisi sulla società che scandalizza i benpensanti di ogni millennio ma fotografa manie e vizi di una società degradata e superficiale.
Cestari non è nuovo a questo approccio: curiosando sul suo sito personale (www.fabriziocestari.com) troviamo infatti i suoi lavori più significativi, come il progetto di rilettura dei classici del cinema in chiave fotografico-pop, o i suoi lavori pubblicitari per Miss Bikini o la AS ROMA. I suoi lavori con le “celebrities” sono davvero interessanti, e degni di nota, come la rilettura del film della Wertmuller “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” dove al posto che fu di Mariangela Melato e Giancarlo Giannini troviamo Paola Barale e Luca Tomassini, o Gianmarco Tognazzi che interpreta il leggendario ruolo di Jack Nicholson in “Shining”. La sezione “personal” poi contiene immagini dove “Nessun elemento è futuristico, non ci sono replicanti né marziani, astronavi o dischi volanti, ma solo un mondo mutato dal clima, dalla religione e dal terrorismo.
Questa è la mia visione pessimistica di un futuro che potrebbe già essere presente”, racconta il fotografo.
E’ insomma da qui che arriva poi la rilettura della passione di Cristo ambientandola in un contesto totalmente estraneo alla tradizione, dalla quale però attinge per le composizioni statiche, come l’Ultima cena di Leonardo dove gli apostoli pasteggiano in atmosfera conviviale.
La post-produzione è massiccia ed evidente, e anche “spettacolarizzante”: funziona proprio grazie a questo portare agli estremi una visione Pop del mondo.
La fotografia si attesta genere di confine, dove le immagini possono essere cambiate a condizione che esista una visione più ampia che giustifichi la manipolazione, e rimanendo in campo di confine puo’ assumere su di sé, di volta in volta, il “sigillo” di arte o racconto.